“Il fienile è bruciato, ora posso vedere la luna.”

“Il fienile è bruciato, ora posso vedere la luna.”

Desidero fare riferimento a qualcosa che ho appreso grazie alla CNV (Comunicazione Nonviolenta): giudizio e paragone (allo stato grezzo) impediscono la connessione e ci allontanano dalla nostra natura più profonda. Non parlo di qualcosa di astratto, au contraire: in questi giorni abbiamo l’occasione di sperimentarci nella “crisi”.

Trovo significativo che di momento in momento il sistema di alleanze si sposti in base a singole notizie. Nel contesto attuale gli avversari (ogni giudizio crea un nemico) sono stati i cinesi, gli abitanti di codogno, un tedesco, i tedeschi, i francesi, gli americani, l’europa, il governo, l’opposizione, gli altri che stanno saccheggiando insieme a me il supermercato, il vicino di casa se mi contagia, l’infermiere al pronto soccorso se non mi dà la precedenza, ecc.

Dare la colpa ci permette di vivere nella rabbia, una energia che si proietta verso l’esterno, proteggendoci per un po’ dalla respons-abilità, intesa come “ok, è successo: cosa posso fare?”, la capacità di scegliere di fare la propria parte, permettendosi di sentire la tristezza, la paura e la vulnerabilità (questo è molto più profondo, intimo e faticoso da sostenere).

Il passaggio di consapevolezza potrebbe essere quindi renderci conto che ognuno di noi funziona così, che dietro moltissime azioni ci sono paura e tristezza, che gli altri non fanno le cose a noi (per esempio non a noi italiani) ma semplicemente, come noi, hanno paura.

Potremmo farlo astenendoci dal dare colpe, concentrandoci sul potenziale e su quello che è possibile fare; quando accade qualcosa di piacevole, celebrarlo invece di utilizzare il paragone come ulteriore strumento di separazione.

Queste (se non erro) sono casse di mascherine regalateci dalla cina: “siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino”.
Possiamo provare a ricevere il dono con gratitudine senza utilizzare il paragone per dare la colpa a qualcun altro aggiungendo: “Non come … (qualcun altro) che invece… (ciò che non ha fatto!”.

E’ la differenza tra lo stare con quello che c’è o nel film di come le cose dovrebbero essere (che io chiamo giocare a “se io fossi dio”).

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