“La felicità non è fare quello che si ama,
ma amare quello che si fa.”
Oscar Wilde

I nostri pensieri sulla realtà determinano la qualità della nostra vita. Si tratta di impressioni, opinioni e decisioni prese nei primi anni dalla nostra nascita e consolidate durante l’adolescenza. Sono decisioni radicate molto profondamente, che influenzano il resto della nostra esistenza. Il primo trauma di questo genere è quello della nascita, quando facciamo per la prima volta uso dei polmoni con il primo respiro.

Per non ripetere l’esperienza di un’emozione troppo forte prendiamo delle decisioni, arrivando ad anestetizzarci dalle emozioni stesse. I condizionamenti che riceveremo nei primi anni di vita (messaggi semplici come “i bravi bambini non piangono”) andranno a confermare queste decisioni e soprattutto la percezione che come siamo fatti non va bene, che per essere apprezzati e amati dobbiamo cambiare, adeguarci, che la rabbia è una emozione sbagliata, che la tristezza è sinonimo di debolezza, ecc.

In questa maniera perdiamo di vista il nostro potenziale, diventando conformi o ribelli, in reazione invece che in azione, giungendo addirittura a vivere una vita che pensiamo non essere la nostra. Quando non ci prendiamo cura dei nostri valori le emozioni non vissute rimangono nel nostro corpo, come “tossine emotive”, producendo stress e infelicità. Questo malessere esistenziale può traboccare nel dolore emotivo, un costante o ricorrente senso di inadeguatezza, oppressione e infelicità, fino ad essere somatizzato, manifestandosi in problemi fisici. Utilizzando un paragone elettrico, è come se nei nostri circuiti adulti vi fossero ancora dei salvavita tarati per un bambino.

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Cosa può cambiare questo stato? La consapevolezza, il sapere di non sapere, l’acquisizione della capacità di osservare sè stessi e la realtà in posizione terza, testimoniando. Senza giudicare gli altri, senza giudicare sè stessi, senza punire gli altri e sè stessi. In questo campo la speculazione orientale è molto più avanti rispetto alla nostra cosiddetta civiltà. Infatti dall’oriente abbiamo ricevuto in dono le tecniche di meditazione, il buddhismo, l’advaita vedanta, lo yoga e le tecniche di respiro. Le abbiamo adattate al nostro stile di vita, così frenetico, perché possano diventare strumenti per vivere in maniera più serena e consapevole.